Maurizio Gracceva non conosce mezze misure. Quando decide di trascinarci nella sua visione, lo fa e basta. Transiti, la personale di Gracceva a Piazza Mileto Art Gallery, dal 5 ottobre al 22 novembre, è un’esperienza cognitiva nuova e straniante. Le figure appena abbozzate che fluttuano in universi di materia e liquidi, siamo noi. Stiamo lì e cerchiamo di capire dove siamo, a che fare?
Probabilmente ci facciamo molte domande sulla nostra natura, sulla natura del nostro pensare e del nostro essere. Gracceva in questo, come un novello Virgilio, ci guida e consente a noi di muoverci, senza ansia, in un contesto onirico di inimmaginabile profondità e complessità. Non ci si può accostare all’arte di Gracceva senza prima predisporci ad un approccio di massima disponibilità ed apertura. Il cambiamento che questo viaggio comporta lo richiede necessariamente. Dobbiamo pensare che il rapporto che si crea tra noi e l’opera definisce di per sé una nuova realtà. Si trova ai confini più estremi del nostro sentire e capire. Per consentirci di esplorarla occorre trasformarci in antichi viaggiatori, filosofi ancestrali, asceti ed eremiti, esploratori dello spazio e dell’inconscio. Solo allora potremo sentire gli antichi suoni e immergerci negli eterni colori dell’inconosciuto.
Cioè, in noi.
L'artista
Maurizio Gracceva nasce e vive a Roma. I suoi interessi per l’arte risalgono agli anni della
formazione liceale. S’iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia La Sapienza, dove si laurea in
Filosofia discutendo una tesi su Martin Heidegger. Lavora come docente di Storia e filosofia
presso vari Licei della capitale. Si occupa di saggistica letterario-filosofica pubblicando libri
su Céline, Benn, Hölderlin e articoli su varie riviste specialistiche. Per un periodo collabora
alle pagine culturali de L’Unità. Convinto che i suoi interessi esistenziali vadano nella
direzione dell’espressione artistica, a partire dall’inizio degli anni Duemila si dedica
intensamente alla pittura. Nel 2006 tiene la sua prima personale Forse soltanto un albero, il
cui titolo è un esplicito riferimento a un verso tratto dalle Elegie duinesi di Rilke. La sua ultima
personale, Avvicinamenti, è del 2017. Nello spazio di tempo che intercorre tra la prima e
l’ultima personale gli è spesso accaduto di trovare ispirazione da poeti, filosofi, musicisti,
registi che nel corso della sua vita ha amato. Accade così che altre sue mostre rechino nel
titolo un riferimento, spesso esplicito, a Eraclito, Meister Eckart, Milton, Richard Strauss,
Vasco Rossi, David Lynch. Per parafrasare una frase di Céline, ritiene che nell’esperienza
artistica l’emozione è tutto.